lunedì 13 gennaio 2014

Tra calcio...e realtà!

"La gioventù è una felice condizione temporanea, se la poni come identità di atleta o di professionista rischia di diventare una gabbia. Berardi esce. Buttato in campo senza pensare alla data di nascita, ma a quello che sa fare [...] Berardi è la derivazione pallonara di un sacco di gente più o meno invisibile. Un pezzo di paese migliore a cui spesso non è ancora cresciuta la barba. C’è quel vizio di raggrupparli per età e non per capacità. I giovani, appunto. Li chiamiamo così perché ci siamo convinti di avere figli senza idee e senza destino, seduti ad aspettare qualcosa che non si sanno più prendere. Ci siamo ammalati della nostalgia di noi stessi, certi che il passato sia meglio del domani, convinti di aver cresciuto un gruppo di ebeti con poche risorse e viziati. Abbiamo disegnato addosso ai nostri ragazzi l’abito dei falliti a prescindere. Saggistica e cinema raccontano i ventenni con l’archetipo del fannullone inebetito, incapace di sfangarla, poco volenteroso, non studioso, apatico, inadeguato, una specie di nulla deambulante. Berardi corre veloce in direzione opposta. Spiana le certezze: quei numeri che ci fanno chiedere chi sia e quanto valga sono la nemesi della generazione precedente. Perché Domenico abbatte i record della precocità nell’era in cui diamo meno credito possibile ai ragazzi."



Non sono mai stata un'appassionata di calcio e ho sempre seguito giusto qualche partita della mia squadra e della Nazionale, non so parlare di dribbling e fuorigioco (che ancora devo capire per bene!) ma stamattina, leggendo l'articolo dal quale è tratta questa lunga e bellissima citazione, ho riflettuto un po'. L'articolo mi è piaciuto tanto, si parla di un giovanissimo calabrese semisconosciuto, che gioca in una squadra da poco salita in serie A, il Sassuolo, e che ieri sera -da solo- ha calato un poker di goal ad una squadra supertitolata come il Milan. Lo ammetto...un po' di sano orgoglio campanilista c'è, ma in particolare mi piace che di Domenico Berardi -in questo articolo che potete leggere per intero cliccando qui- vengano esaltate le qualità, i punti di forza, la genuinità e la bravura...senza dover necessariamente far riferimento al fatto che ha 19 anni! Niente giovanilismo esasperato...viene prima il talento, poi l'età. Si parla di un giovane che ha un sogno e le capacitá e la voglia di conquistarselo non di un ragazzo apatico e disilluso, pseudo-specchio della mia generazione, che si ritrova semplicemente catapultato nel mondo dei soldi facili. Si dovrebbe imparare a fare questo discorso piú spesso...e penso che stavolta il calcio possa fare da maestro alla politica. I giovani vanno curati, formati, inclusi; per noi ragazzi devono essere create nuove opportunitá, ma -e lo dico da giovane appassionata di politica- lasciamo spazio al nuovo quando dimostra di meritarlo, non per il nome che porta o solo perchè "è giovane", lasciamogli spazio quando si rimbocca le maniche -perchè ci sono eccome giovani che lo fanno!- e sa conquistarselo sul campo.