mercoledì 28 maggio 2014

L'altra faccia di Capaci: Francesca Morvillo, il giudice che morì per amore. - IlNadìr.net

"“Toghe rosso sangue” è un libro del giornalista, scrittore –ed oggi presidente della Lucana Film Commision-  Paride Leporace. Uscito nel gennaio 2009,  il libro ha riscosso molto successo, tanto da aver raggiunto oggi -a 5 anni dall’uscita- numerose ristampe ed essere diventato, tra le altre cose, un apprezzato e toccante spettacolo teatrale. Raccoglie le storie di 27 giudici morti ammazzati; uccisi e idealmente legati tra loro, nei drammatici destini, da quel filo rosso sangue che, forse, era entrato a far parte della vita di ciascuno nello stesso giorno in cui avevano deciso di indossare la toga che li ha accompagnati durante la vita e portati ad una tragica fine. 27 capitoli, 27 storie; 26 uomini ed una sola donna: Francesca Morvillo. [...]"


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venerdì 23 maggio 2014

L'Europa che scelgo!

Capita, in un pomeriggio, mentre ci si ritrova a studiare ancora una volta teorie giuridiche dei filosofi più disparati, di imbattersi, tra una pagina e l’altra di quei libri che sembrano non finire mai, in una frase di Cartesio:

"Più di tutto mi piacevano le matematiche per la certezza ed evidenza dei loro ragionamenti [...] dei loro fondamenti così fermi e solidi"

Mentre la leggevo e la rileggevo mi sono detta che, forse, è per questo allora che io la matematica non l'ho mai amata tanto! L'ho sempre studiata perchè dovevo, me la sono anche cavata sempre molto bene...ma ogni esercizio o compito in classe è stato per me uno stress ed una sofferenza. Non sono fatta per i numeri io, mi sono sempre detta: preferisco le parole.


Schemi, ordinamenti fermi e solidi, concetti fissi…sono belle idee da tenere a mente e perseguire, è bello poter andare avanti sapendo di poter sempre contare su alcune certezze, ma ci sono cose che non resistono nei confini del misurabile.

Sono sempre stata una persona razionale che ha rivolto lo sguardo alle conseguenze in ogni piccola cosa della sua esistenza; non sono il tipo che si alza una mattina ed imprevedibilmente prende decisioni, non sono una impulsiva, certe cose mi piace pianificarle...qualcuno direbbe quindi che sono un tipo di persona “di testa” e per certi versi è così.  

Poi però, se mi guardo davvero intorno e indietro capisco alla fin fine, in ogni mia scelta, decisione o progetto…ci ho messo un po' di cuore! Anche dove non serviva, anche dove non sembrava ce ne fosse, anche dove forse avrei dovuto investirne un po’ meno…a vincere è sempre stato lui!
E così è stato anche per questa campagna europea che sta per volgere al termine.


Una campagna strana, sottotono, sottovalutata dai più che hanno rivolto soprattutto le attenzioni alle contemporanee amministrative ma per me –come sempre- una bella esperienza di crescita, condivisa con le persone giuste, che mi ha portato ad ottenere tante piccole, grandi soddisfazioni. E' stato crederci davvero che mi ha portata, a mio modo e con i miei mezzi, ad impegnarmi in questa avventura; è stato voler dire la mia su un progetto sentito, bello, pulito che mi ha convinta anche stavolta a dire "Ci sono!". 

Una campagna iniziata lo scorso aprile nelle piazze della Capitale che ha visto giovani di partiti diversi unirsi e diventare un unico grande blocco compatto; una campagna fatta di video, tweet, messaggi, condivisioni e grande collaborazione web; una campagna in cui ho coinvolto, chi piú chi meno consapevolmente, le mie amiche –di solito restie- che simpaticamente hanno accettato di diventare parte dei giovani volti di Scelta Europea; una campagna che ha visto giovani tra i gazebo sparsi in tutta Italia e che vede amici correre in prima persona per raccontare e costruire quell’Europa che la mia generazione merita.

Non lo so come andrá, non guardo i sondaggi e neppure mi interessano; spero che tutte queste energie spese porteranno i loro frutti, ma se anche così non fosse, so che di campagne elettorali cosí ne farei altre 1000: con questa squadra, con questa grinta, con questi candidati, con questi slogan, con questi sorrisi…auguro a tutti noi tante altre campagne così, di cuore!

In bocca al lupo a noi che Scegliamo l’Europa.


Il 25 Maggio votate Scelta Europea.


mercoledì 21 maggio 2014

Generali in gonnella: le donne che lasciano - IlNadìr.net

"A poche ore di distanza le une dalle altre sono arrivate nei giorni scorsi le dimissioni di Jill Abramson e Natalie Nougayréde ex-direttrici del “New York Times” e di “Le Monde”, rispettivamente quotidiani di punta degli States e della Francia, la patria della Tour Eiffel.

La Abramson, 60 anni e con alle spalle una carriera giornalistica che l’ha vista tra le penne del “Time”, di “The American Lawyer e del “Wall Street Journal”, ha ricoperto il prestigioso incarico per più di tre anni e mezzo; la più giovane Nougayrède (47 anni) invece, ha resistito alla guida del quotidiano francese per soli 14 mesi. Ma perché due donne forti, intraprendenti, capaci e caparbie decidono di lasciare due ruoli così in vista e così ambiti? I rumors hanno sostenuto che entrambe avessero forti frizioni con le rispettive redazioni perché, pare, quando una donna occupa una posizione di potere –di solito prerogativa maschile-, diventi molto più dura, esigente e “difficile” di un collega dell’altro sesso e non riesca perciò a relazionarsi in maniera tranquilla con i suoi sottoposti. Ma è veramente così? Sono state davvero queste le ragioni della “caduta” di due direttrici? Indagando più a fondo, le motivazioni reali sembra siano altre. [...]"


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domenica 18 maggio 2014

L'11 Maggio delle madri coraggio - IlNadir.net

"Da un po’ di tempo a questa parte circola in rete un video di un finto colloquio di lavoro effettuato via Skype, in cui l’“esaminatore” – alla ricerca di un “Direttore delle operazioni” – richiede agli esaminati competenze specifiche in diversi settori. Gli orari sono disumani, non esistono ferie, non c’è mai un attimo per pensare a sé. Non esiste differenza tra inverno ed estate, la reperibilità è di 24 ore al giorno; bisogna aver capacità di negoziazioni e relazionali, è richiesta attenzione costante e competenza in ambito medico, finanziario e culinario; responsabilità e mobilità sono caratteristiche imprescindibili per il candidato ideale che deve inoltre essere Multitasking. Il compenso? Nessuno, tutto il lavoro deve essere svolto a titolo gratuito.

Gli sguardi dei candidati sono sbigottiti, quasi increduli, soprattutto quando dall’altra parte del pc gli aspiranti impiegati si sentono rispondere che esistono già molte persone che svolgono quel mestiere, il mestiere più importante, difficile, complesso e bello del mondo: quello della Mamma. [...]"


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venerdì 9 maggio 2014

9 Maggio Ieri ed Oggi.

Il 9 maggio è stata -da un po' di tempo a questa parte- una data importante e significativa nel tunnel dei miei ricordi, in particolare era ripensare al 9 maggio del 1978 che mi riportava verso qualcosa o, meglio, verso qualcuno. Io quella data non l'ho vissuta, ovviamente, ma so che è legata a due grandi figure. Due uomini diversi, con percorsi disparati e differenti; due esistenze parallele ed accomunate da un tragico destino e dal voler combattere per un, seppur diverso, ideale. Quella del 9 maggio '78 fu la notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro; ma anche la notte che vide andarsene il giovane Peppino Impastato.



Aldo Moro lo conoscono e lo hanno conosciuto tutti, da sempre. Io però ho imparato a scoprirlo davvero tra i banchi di scuola, grazie a quel Prof. che durante il ginnasio è stato per me e per i miei compagni più un Maestro di vita che un semplice insegnante. E' a lui che devo le mie letture, le mie ricerche, le mie lacrime sul caso Moro. Il compromesso storico, la DC, le BR...tutte parole sentite e risentite che hanno preso davvero forma solo quando Moro l'ho conosciuto sul serio e quando ho imparato ad apprezzarlo per il grande statista e uomo che era.

Peppino Impastato, invece, mi riporta con la mente alle prime riunioni in sezione: a "I Cento Passi", al cineforum, a quell'interesse per la politica che con gli anni è cresciuto e mi ha accompagnata. La voglia di riscatto, di verità, di giustizia; la giovinezza e la passione pura di Peppino mi hanno sempre affascinata. 

Due esempi, due personaggi che, forse, insieme, racchiudono un po' le mie due anime: quella moderata, razionale, composta con lo sguardo rivolto al futuro e quella polemica, passionale, -in fondo- un po' ribelle, che ha tanta voglia di credere e cambiare.

Ma oggi il 9 maggio non è solo una data che guarda al passato. La storia va conosciuta, ricordata e celebrata, soprattutto quando incrocia personalità così belle, forti e complesse; oggi  il 9 maggio è diventata anche la festa dell'Europa, un giorno che sa di futuro.


Da sessant'anni a questa parte l'unione Europea garantisce prosperità, democrazia e pace ai suoi popoli. Il prossimo 25 Maggio andremo alle urne ma, visto il momento storico particolare che stiamo vivendo, non sarà una semplice elezione: si tratterà fondamentalmente di scegliere se essere pro o contro l'Europa.

"Euroscetticismo" non è una parolaccia, anche io sono euroscettica a mio modo, perchè -da europeista convinta- vorrei vedere un'Europa migliore, diversa da quella che viviamo oggi. Voglio un'Europa dove il piano politico e quello economico camminino finalmente di pari passo; dove l'argomento fondamentale e centrale per tutti sia l'occupazione giovanile; dove la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile non siano solo slogan politici da tirar fuori in campagna elettorale; dove ci siano meno burocrazia e più fatti; dove la libertà di movimento, la quinta libertà, sia un mezzo a disposizione della generazione Erasmus per imparare, crescere, conoscere e non per scappare. 

L'ho detto e lo ripeto spesso, l'Europa che voglio è quella del sogno europeo, dove diritti civili e libertà fondamentali siano garantiti per tutti; l'Europa della Carta di Nizza; un'Europa solidale, forte, coesa e compatta fatta di uomini impegnati e meritevoli, che come Moro e Impastato che oggi tutti noi ricordiamo, credono in ciò che fanno e ci mettono il cuore...e di amici che si impegnano già da ora per questo grande progetto ce ne sono tanti.

Non ci serve demagogia però, non ci servono frasi fatte; gridare allo scandalo, dire di voler uscire dall'euro e dall'Europa è solo fumo negli occhi, è il contentino per un popolo disperato; è un'ulteriore presa in giro che non risolverebbe i problemi di nessuno.

Non facciamoci suggestionare e impressionare dai paroloni e dagli agitatori di folle: oggi -così come farò il 25 maggio- io scelgo l'Europa, faccio una convinta Scelta Europea...e voi? 

mercoledì 7 maggio 2014

Il mestiere di vivere - IlNadìr.net

"Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe De Masi. Il primo maggio –giorno della festa dei lavoratori- quest’anno, forse, avrebbe dovuto ricordarsi di loro, della loro storia, della sentenza di qualche giorno fa che riporta alla ribalta il loro caso e scuote nuovamente le coscienze.

Sono i nomi dei sette operai morti a causa del rogo del 6 dicembre 2007 alla ThyssenKrupp, l’acciaieria torinese da allora balzata agli onori della cronaca. Avevano tra i 26 e i 54 anni; Antonio, 36 anni e padre di tre bimbi, è morto quella stessa notte tra le fiamme divampanti che lo avvolgevano senza permettergli di scappare, i suoi amici e colleghi che con lui hanno visto e vissuto quell’inferno sono spirati nelle settimane successive. L’incendio, non il primo nella sede torinese della Thyssen in via Regina Margherita, quella notte fu provocato dalla fuoriuscita di olio bollente che serve per raffreddare i laminati nelle acciaierie. Da subito gli operai –alcuni dei quali presenti in azienda da oltre 12 ore e perciò con straordinari sulle spalle in esubero rispetto alle 4 ore consentite- cercarono di sedare le fiamme con estintori ed acqua ma non fecero altro che peggiorare la situazione: l’acqua infatti, a contatto con l’idrogeno liquido e l’olio refrigerante, finì per alzare un’altissima fiamma che colpì in pieno i lavoratori. All’arrivo dei soccorsi e dei vigili del fuoco la “linea 5”, luogo di lavoro delle vittime, era già distrutta. [...]"


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giovedì 1 maggio 2014

Io non applaudo!

Ho sempre nutrito stima e ammirazione per tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine, ho sempre portato grande rispetto per chi quotidianamente rischia la vita esercitando il proprio mestiere, anche quando da ragazzina, durante le manifestazioni (si, quelle con le bandiere in mano e la musica folk le ho fatte e le faccio anche io!), giocavo un po' a fare la ribelle. Forse per il mio modo di essere da sempre "moderata" non ho mai apprezzato i cori di quegli amici che accanto a me dietro ad uno striscione se la prendevano con "gli sbirri", non ho mai sopportato questo strano modo di mostrarsi alternativo rivoltandosi contro al sistema e a quelli che in quel preciso momento lo rappresentavano...e ancora oggi lo trovo fastidioso. 




Per mia indole sono sempre stata dalla parte di chi secondo me aveva ragione, senza preconcetti, paraocchi o giustificazioni che stessero dietro ad una divisa o ad un passamontagna ed è proprio per questo che, sulla questione Aldovrandi non posso non dire la mia: 5 minuti di applausi per chi riempie di botte ed uccide un ragazzo di diciotto anni sono quanto di più brutto e squallido potessi immaginare, 5 minuti di applausi rivolti a degli assassini offendono per prima cosa quegli uomini e quelle donne che nelle forze dell'ordine lavorano onestamente e difendendo il proprio Paese. Provo disprezzo, vergogna e, lasciatemelo dire, anche un po' di pena per chi quell'omicidio lo ha commesso, per chi con quell'applauso lo ha difeso a suo modo e soprattutto per quegli pseudo-politici (vedi Matteo Salvini) che approfittano di una situazione così delicata per un po' di pubblicità sui giornali quando, ancora una volta, avrebbero fatto meglio a tacere.