Questo post nasce come risposta ad una lettera di tale Francesca Chaouqui pubblicata questa mattina sul "La Ventisettesima ora", blog del Corriere della Sera. Potete leggere la lettera in questione cliccando qui.
Sono nata in Calabria anche io,
21 anni fa, non troppo lontano da Corigliano…ho sempre amato la mia terra, anche
con le sue difficoltà e anomalie e credo sinceramente che la lettera di
Francesca non rappresenti affatto la Calabria che vivo io. Anzi, sono stufa,
stanca ed arrabbiata, non mi va più di leggere di questi luoghi comuni.
Sentiamo ai TG notizie orribili provenire da ogni parte del mondo, ma ogni
volta che una tragedia colpisce un calabrese siamo tutti pronti a puntare il
dito contro una società che riteniamo arretrata, antica, sbagliata…e devo
constatare tristemente che i primi a farlo sono proprio quei calabresi che
vivono ormai da tanto lontano dalla loro terra e che forse il sud di cui amano
tanto parlare non lo conoscono affatto.
Sono figlia unica e sono donna,
femmina…nessuno in casa mia ha mai fatto voto a San Francesco perché nascesse
un figlio maschio e, sono sicura, che se i miei nonni –chiaramente molto devoti
come ogni anziano in Italia- hanno pregato San Francesco o qualsiasi altro
Santo prima della mia nascita, è stato solo per chiedergli che nascessi sana,
forte e che potessi crescere felice.
Mi divido oggi tra il mio Paese, un borgo marittimo di 5000 anime, e Salerno, la
cittadina che mi ospita per ragioni universitarie. Torno a casa mia ogni volta
che posso ed è nella terra che mi ha visto nascere che spero di poter costruire
il mio futuro. Non ho mai sentito l’esigenza di scappare, ho vissuto una vita
serena, un’infanzia spensierata e -confrontandomi oggi con chi in città è
cresciuto- mi rendo conto anche più “libera” di tante mie coetanee, perché la
tranquillità e la libertà che può offrirti un paesino non sono paragonabili
alla frenesia di Roma, Milano o Bologna.
Come ogni mia coetanea ho
studiato, ho partecipato alle gite scolastiche, ho fatto l’alba in discoteca,
sono partita in vacanza con le amiche…e senza sentirmi mai dire da nessuno “Non
puoi farlo perché sei femmina”. I miei genitori mi hanno sostenuta in ogni
scelta, non mi hanno mai fatto credere che non potessi fare ciò che volevo o
diventare quello che volevo essere; non si sono mai permessi di scegliere per
me…hanno sempre e solo fatto il loro dovere di genitori: mi hanno consigliata,
indirizzata se necessario, ma l’ultima parola è sempre stata la mia!
Con mia madre poi, ho un rapporto
splendido. Sa consigliarmi con la tenerezza e la fermezza di una Mamma e sa essere
la mia migliore amica quando ho bisogno di sfogarmi con lei e di raccontarle
tutto…ascoltandomi, consolandomi, abbracciandomi.
Ho amici maschi, tanti amici…compagni
di scuola o di giochi sin da quando ancora eravamo bambini e personalmente non li ho mai sentiti vantarsi della loro
prima volta, il loro “battesimo del fuoco” come lo chiama la cara Francesca
Chaouqui, come se dopo un’esperienza così fossero diventati davvero uomini. Sono
sicura che qualcuno di loro –nelle conversazioni tra amici- avrà anche
raccontato delle sue “performance” vantandosi e magari inventando, ma non in
maniera diversa da un qualsiasi altro adolescente che vive in Italia o sparso
per il mondo. Se le ragazze non amano parlare della loro vita sessuale è perché
fisiologicamente il mondo femminile è portato a vivere alcune esperienze in
maniera più profonda e personale…e in questo poco conta la provenienza geografica.
E’ vero…in Calabria e al sud siamo
ancorati alle tradizioni…forse è per questo che ci chiamano antichi, ma io di
quelle tradizioni non cambierei proprio nulla. Adoro il senso di appartenenza
familiare che ci convince a festeggiare qualunque cosa circondandoci dei nostri
cari; mi piace tantissimo vedere i miei nonni ancora oggi, dopo 54 anni, felici
uno accanto all’altra dopo essersi scelti per vivere una vita insieme; mi piace
che mia nonna tagli ancora la frutta per tutti in famiglia, quando pranzo da
lei, e che mio nonno mi dia la paghetta settimanale anche ora che ho più di
vent’anni! Se questa è l’arretratezza di cui siamo colpevoli…ben venga!
Non ho mai visto attorno a me
nessun uomo dimostrare la sua virilità con la violenza e sinceramente ricercare
le origini della brutalità che hanno spinto il fidanzato di Fabiana a compiere
lo scorso venerdì un gesto tanto orrendo, nelle sue distorte “radici calabresi”…mi
sembra solo l’ennesima giustificazione ad un problema ben più ampio.
Il femminicidio non ha regioni di
appartenenza né nazionalità; è un fenomeno che tristemente si espande a macchia
d’olio e i tanti, tantissimi casi ne sono purtroppo la dimostrazione.