Assemblea Nazionale Centro Democratico, 12 Ottobre 2013 - Roma
Chiusura della scuola politica dei Giovani Centro Democratico
#GiovaniItinerari, 8 Settembre 2013 - Avezzano
(Per visualizzare il video clicca sulla foto)
Consiglio Nazionale Centro Democratico, 8 Maggio 2013 - Roma
Buongiorno a tutti ed
innanzitutto grazie per aver permesso anche ad una delegazione giovanile di
essere oggi presente al Primo Consiglio
Nazionale di Centro Democratico. Pochi giorni fa si è svolta infatti la prima
assemblea programmatica del gruppo promotore giovanile ed è stato un incontro
entusiasmante e propositivo.
Siamo stati tutti felici di poter
constatare che il “largo ai giovani” in Centro Democratico non è solo di
facciata. Molti circoli locali e anche provinciali sono stati affidati alla
guida di coordinatori giovani che siamo sicuri sapranno fare un ottimo lavoro, molti giovani iscritti a CD ricoprono ruoli istituzionali o sono candidati alle prossime elezioni amministrative;
inoltre è stato un bel segnale quello di riunire il gruppo promotore giovanile
prima di questo Consiglio Nazionale ed farlo diventare perciò parte integrante
delle politica programmatica del nostro partito.
L’incontro dicevamo è stato
entusiasmate ed appassionato, abbiamo avuto modo di conoscerci, di confrontarci
e abbiamo stilato un documento grazie ad un bellissimo gioco di squadra svolto
anche a distanza con scambi repentini di mail, messaggi e telefonate e fondamentalmente durante l'incontro ci siamo posti 3 domande da cui poi abbiamo redatto questo documento: Chi siamo? Cosa vogliamo fare? Come vogliamo agire?
1:
CHI SIAMO
La risposta è stata semplice,
siamo un gruppo di ragazzi che nella politica ancora ci crede; un gruppo di ragazzi che non si è fatto coinvolgere
dall’ondata di antipolitica; siamo pronti a metterci in gioco e a partecipare
in prima persona. Quando un nuovo partito nasce e cresce radicandosi nei
territori è sempre una bella avventura e lo è ancor di più se, tra le proposte
organizzative di quel partito, esiste una realtà giovane che, più che
distinguersi per un fattore meramente generazionale, ha la voglia e la pretesa
di essere un ampio contenitore di idee.
Non crediamo nel giovanilismo fine a se stesso, non chiediamo spazio solo
perché giovani; abbiamo l’obbiettivo di puntare sulle specifiche competenze di ognuno di noi creando
gruppi di lavoro tematici e lavorando insieme per riuscire ad essere quanto più
vicini ai bisogni del Paese.
2:
COSA VOGLIAMO
Proprio perché non vogliamo che
il nostro sia un giovanilismo fine a se stesso, durante questo periodo di riforme vogliamo formulare proposte e già
durante la nostra prima assemblea ci siamo focalizzati su due punti che
vorremmo portare alla vostra attenzione. Abbiamo dei rappresentanti
parlamentari e perciò vorremmo che fossero loro i promotori e i firmatari, magari, di disegni
di legge che toccano temi a noi cari.
Il primo è chiaramente quello che
ci coinvolge più da vicino: l’istruzione
ed in particolare l’università. Negli ultimi anni a pagare le conseguenze
di una crisi senza eguali sono stati soprattutto i ragazzi: i tagli
all’istruzione pubblica; la mancata centralità attribuita a temi come la
cultura e lo sviluppo hanno portato a disagi non indifferenti ed hanno
costretto intere generazioni ad allontanarsi dall’Italia.
Tra le prime riforme di ogni
Governo c’è quella che riguarda l’istruzione e negli ultimi anni ogni nuova
riforma non ha fatto che peggiorare le condizioni in cui i poli scolastici ed
universitari versavano a causa delle riforme precedenti.
Siamo consapevoli che nessuno
sviluppo è possibile senza nuove generazioni dotate di solide basi culturali,
perciò chiediamo una riforma radicale della struttura universitaria
che, se necessario, ne riduca anche gli apparati territoriali, ma ne garantisca però l'efficienza,
la capacità formativa, l'accesso a tutti i giovani volenterosi e la più piena
meritocrazia. E soprattutto chiediamo che si possano tutelare, così come previsto dall'articolo 34 della nostra Costituzione, i meritevoli privi di mezzi con agevolazioni e sussidi come previsto dalla politica del welfare.
Il secondo argomento su cui ci preme trattare è la sanità. E' nostro compito rivolgere lo sguardo al futuro e non si può pensare al futuro senza pensare di ottimizzare l'offerta sanitaria del Paese. Secondo alcune indagini svolte, nei prossimi 10 anni il sistema sanitario così come lo conosciamo collasserà. Ecco perchè crediamo sia necessaria una riforma che comporti la revisione dei 20 sistemi sanitari regionali -se sarà necessario anche modificando l'assetto delle competenze legislative regionali-. creando un sistema di macroregioni tematiche in ambito sanitario. Questo sistema di macroregioni ci permetterebbe innanzitutto di ridurre le spese, perchè oggi l'80% dei budget regionali è speso in sanità, evitando dispendiose duplicazioni di struttura e garantirebbe inoltre l'eccellenza delle strutture specialistiche.
Necessario è anche, a nostro giudizio, inserire concorsi o selezioni pubbliche per titoli ed esami per quanto riguarda la scelta delle figure dei manager sanitari, così da evitare la troppa discrezionalità nella nomina da parte delle giunte regionali e dei Presidenti di Regione e riducendo perciò il legame tra sanità e politica.
3:
COME VOGLIAMO AGIRE
Lo scorso
ottobre il giornalista del Corriere della
Sera Beppe Severgnini ha pubblicato un libro intitolato “Italiani di domani”. Severgnini nel
testo sostiene che il nostro Paese per rialzarsi ha bisogno di puntare sulla
genuinità e la freschezza delle nuove generazioni; il futuro di una Nazione che
vede il suo presente tristemente pronto a crollare, è nelle mani degli italiani di domani che devono imparare a
confrontarsi con il mondo basando la loro attività –qualunque essa sia- su 8 T.
Noi siamo certi di poter
sintetizzare quella che vorremmo fosse la nostra proposta e attività politica
soprattutto in 3 di questi termini e punti, abbiamo perciò scelto 3 T.
La prima: Tenacia. Ci contraddistingue la voglia di fare e di dire “noi ci
siamo”: solo la capacità di tener duro, l’abitudine alla fatica, l’impegno
costante e la continuità dei comportamenti producono effetti. Sappiamo che per
ottenere i risultati e le risposte a cui tutti auspichiamo, non servono le
sterili critiche di chi, comodamente seduto sul proprio divano, giudica senza
muovere un dito; bisogna scendere in campo, rimboccarsi le maniche ed attendere
pazienti che i frutti del proprio lavoro maturino. Per questo coerenza, coesione e metodo saranno i nostri cavalli di
battaglia.
Uno dei nostri obiettivi è
chiaramente quello di aggregare nuovi ragazzi, renderli interessati alle nostre
iniziative e ai nostri progetti ed è per questo che abbiamo accolto con
eccitazione la proposta del gruppo Abruzzese di partecipare ad un meeting giovanile da tenersi nel Parco
Nazionale d’Abruzzo. Una scuola di formazione
politica, un incontro in cui tenere convegni ma anche un’occasione per
incontrarci e passare insieme del tempo, perché anche questo è importante per
avere un gruppo coeso, in un bellissimo borgo Abruzzese facendo coincidere
magari l’ultima giornata del meeting con la festa nazionale del nostro partito.
Altro fondamentale obiettivo è
anche quello di confrontarci con altre realtà; è per questo che vogliamo entrare
a far parte del Forum Nazionale dei
Giovani, un consorzio giovanile che raccogli al suo interno le
principali realtà associative e politiche giovanili del nostro Paese, e per far questo abbiamo bisgno di avere un
nostro organigramma che veda - come scritto nel documento che oggi abbiamo presentato- un'organizzazione in commissioni e l'ingresso dei rappresentanti di queste commissioni nelle commissioni interne al partito. Così come chiediamo che il nostro rappresentante nazionale entri di diritto a far parte del direttivo nazionale e a loro volta i rappresentanti regionali nei direttivi regionali. Abbiamo bisogno di un nostro statuto, oltre ad un articolo che ci riguardi nello statuto centrale di CD, e di aprire un tesseramento che ci avvicini soprattutto alle realtà territoriali perchè crediamo fortemente che i partiti si costruiscano dalle basi, abbiamo quindi bisogno di una nostra autonomia, restando
però ovviamente sempre vicini agli ideali e al pensiero di quello che è il
nostro partito.
La seconda è la "T" di Tempismo:
Siamo sempre
stati “accusati” di appartenere ad una generazione che, a causa dello sviluppo
smisurato dei mezzi di comunicazione e a discapito dei rapporti umani, non si
conosce e si incontra poco. La tecnologia è nata e cresciuta insieme a noi ed è
ovvio e normale che entri a far parte del nostro percorso di formazione. E’ un
nostro obiettivo rendere la rete, i social network e tutti i mezzi di
comunicazione, non un ostacolo ma una risorsa seria concreta per confrontarci.
Facebook, Twitter hanno aperto nuove forntiere al modo di fare politica e il cambiamento a cui tanto si fa riferimento negli ultimi periodi, vuol
dire anche essere al passo con i tempi, essere capaci di conciliare esperienza
e novità. Il mutamento è un’opportunità. Abbiamo perciò deciso di aprire un
blog –altro mezzo di comunicazione fondamentale- da legare alla piattaforma
informatica di Centro Democratico e da aggiornare periodicamente in cui
ciascuno di noi potrà dire la sua sulla politica locale che lo coinvolge ma
anche su temi importanti della politica del nostro Paese.
In ultimo, ma sicuramente non per importanza, Testa: Il sottotitolo del capitolo del libro dedicato alla “Testa”
dice: Siate ottimisti. I modi ed i
tempi per essere pessimisti infatti ci sono sempre stati e sempre ci saranno, e
forse siamo tutti ormai abituati a cullarci sull’idea della difficoltà per
giustificare le nostre mancanze. In uno scenario effettivamente triste,
disilluso e complicato come quello italiano, noi abbiamo comunque deciso di
darci un imperativo: Continuare a sognare.
Le idee non sono grandi cose senza i sentimenti che le accompagnano ed è
soprattutto per questo motivo, per i sentimenti -le forti gambe su cui le
nostre idee camminano- che abbiamo deciso di intraprendere questo nuovo viaggio.
Magari non sarà semplice, probabilmente sarà più difficile di quanto crediamo;
ma l’amore per la nostra terra, la passione per la buona politica, la dedizione
ai valori e il desiderio di riuscire finalmente a cambiare qualcosa, ci
impongono di provarci.
Speriamo quindi che le nostre proposte vengano approvate e BUON LAVORO A TUTTI NOI!
Assemblea Nazionale API, 14 Settembre 2012 - Maratea
Buonasera
a tutti,
Perché
io e perché i giovani API dicono si e sostengono la candidatura di Bruno
Tabacci.
Pur
avendo solo 21 anni, la mia attività politica è iniziata 7 anni fa in un
partito tendenzialmente di centro-sinistra. Nella mia sezione sono sempre stata
tra i più moderati, ecco perché è stato quasi naturale per me ad un certo punto
scegliere di continuare il mio percorso in API, certa che i miei ideali e le
mie attitudini erano più vicine a quelle di questo nuovo partito che stava per
nascere.
Certo
è, che sebbene API è un partito di centro ed è giusto che mantenga la sua
identità, è altrettanto giusto restare ancorati a quelle che sono le nostre
origini di centro-sinistra, per cui sarebbe auspicabile e naturale che un
esponente del nostro partito partecipasse alle primarie del centro-sinistra;
soprattutto vista la natura riformista di API.
E’
vero, sono qui in rappresentanza dei giovani ma né io né nessuno dei giovani
che in questi giorni hanno affollato Maratea, siamo per il giovanilismo
esasperato e a tutti i costi.
Leggo
tra i miei coetanei, su Facebook -che ormai è un mezzo di comunicazione di
massa a tutti gli effetti più che un semplice social network- facili entusiasmi
per le parole di Matteo Renzi.
In
un momento di crisi come quello che l’Italia vive oggi è facile tirare gli
applausi con le frasi ad effetto; è facile dire quello che tutti vogliono
sentirsi dire: che c’è bisogno di novità e che c’è bisogno di idee nuove. Nessuno di noi ha però fino ad ora ascoltato
un reale programma di Matteo Renzi.
Io
ho avuto modo di ascoltarlo proprio la scorsa settimana in Calabria e l’ho
visto circondarsi sul palco di persone che di nuovo non hanno nulla, persone
che la politica l’hanno sempre fatta e l’hanno sempre fatta male, non per
passione ma per il loro tornaconto personale. Perciò dov’è la novità? La novità
non è solo una questione generazionale!
Occorre
un REALE CAMBIAMENTO, occorre innanzitutto risvegliare nei giovani, nelle donne
e nei cittadini tutti la voglia di partecipare attivamente alla vita politica
del Paese; l’azione politica deve essere mirata alla CONCRETEZZA DELLE IDEE e
di proposte condivise che portino all’effettivo sviluppo del Paese.
E API progetti ne ha, questi 3 giorni a
parlare di Green Economy sono solo uno dei tanti esempi che potremmo fare.
La
figura del Premier deve conciliare esperienza e novità, autorevolezza e
moralità, determinazione e democrazia e penso che Bruno Tabacci rappresenti
l’incarnazione di questi VALORI, perché API è il partito dei valori.
Certo,
inutile nascondere che quella che andremo ad affrontare alle primarie ma anche quella
che affronteremo alle prossime politiche sarà anche una sfida di numeri. Ma API
ce la può fare e comunque dobbiamo provarci.
Concludo
citando – e perdonate la citazione poco ortodossa- un cantautore che tanto mi
appassiona: Luciano Ligabue che in una sua canzone dice che “c’è una linea sottile
tra star fermi e subire”, ormai siamo arrivati al punto di subire le scelte
altrui e non possiamo più permettercelo, dobbiamo dire con forza e
determinazione che ci siamo anche noi, che API C’E’!
Congresso Regionale API, 11 Maggio 2012 - Falerna
Buonasera a tutti, stasera intervengo a nome dei
giovani ApI in un momento abbastanza difficile nel nostro Paese, perché oggi
come non mai i giovani in Italia sono lontani dalla politica.
Io ho compilato la mia prima tessera di partito a 14
anni, ore ne ho 20 e da allora sono sempre rimasta “la più piccola del gruppo”
quindi la mia generazione e le generazioni subito successive alla mia vivono
sempre più un totale disinteresse per la politica e bisognerebbe chiedersi il
perché, forse perché siamo sfiduciati e stanchi del clima che si è creato
intorno a noi. Non ci sono prospettive per il futuro, non c’è possibilità di
lavoro e per cui di progredire ed essere economicamente autonomi.
E questo accade perché a mancare sono soprattutto le
risposte della politica: in altri stati d’Europa la politica del Welfare
attraverso agevolazioni e sussidi permetterebbe ai giovani di acquistare
autonomia, in Italia invece tutto questo non succede e probabilmente il totale
disinteresse che i giovani hanno nei confronti della politica è proprio una
conseguenza al totale disinteresse che la politica ha oggi nei confronti dei
giovani!
Anche a livello di formazione l’Italia è piuttosto
indietro rispetto ad altri paesi! A marzo ho avuto il privilegio di essere tra
i 1000 partecipanti al RomeMun, la simulazione delle nazioni unite per studenti
universitari provenienti da tutto il mondo e mi sono trovata di fronte a miei
coetanei –devo ammetterlo- molto più preparati di me, perché abituati ad
esperienze di quel genere di avviamento alla carriera politica e diplomatica.
Possibilità che in Italia quasi non esistono!
E’ proprio per tutte queste ragioni, per tutti questi
silenzi della politica che io stessa oggi, pur essendo appassionata, mi trovo
ad essere sfiduciata nei confronti della politica per colpa soprattutto della
malapolitica che guarda solo ai suoi interessi e che mi porterà –come tanti
altri giovani- a dovermi allontanare dalla mia terra, la Calabria o forse
addirittura a cercare un futuro fuori dall’Italia.
Perché in Italia e soprattutto in Calabria giovani
vengono ormai importanti solo in periodo elettorale –ne ho avuto un esempio
lampante alle recenti elezioni amministrative del mio paese- i giovani sono
utilizzati come numero e voto, al massimo come “clac” sotto i balconi durante i
comizi.
Io –come tanti altri giovani calabresi- vorrei tanto
vivere qui e costruire qui il mio futuro, non ho mai sentito l’esigenza di
scappare dalla mia terra e lo dimostrano le mie scelte universitarie che mi
hanno portato non lontana da qui, ho sempre pensato che sarei partita, mi sarei
forse formata altrove e sarei tornata qui con nuove consapevolezze ma con la
voglia di restare e costruire il mio domani della terra che mi ha visto
nascere.
Ma per pensare di poter rimanere qui un giovane ha bisogno
che vengano create reali opportunità, c’è bisogno di puntare sulle capacità dei
giovani e valorizzarle c’è bisogno di puntare sulla meritocrazia, questa
sconosciuta! Siamo il paese di chi compra le lauree in Albania…a sua insaputa
tra l’altro!
Siamo stanchi dei contentini offerti durante il
periodo elettorale, dei posti di lavoro a tempo determinato che non ci
permettono di costruire il nostro futuro perché non sono solide basi nemmeno
per il nostro presente.
Proprio ieri leggevo un articolo sull’intervento del
nostro Senatore Bruno e di Antonio Belmonte, presidente di ApI Cosenza; un
articolo che richiedeva proprio la necessità di una politica che si adoperi a
favorire il pieno sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza, visto il quadro
normativo lacunoso e incoerente, la mancanza di un sistema organico di
protezione dei minori o l’assenza di finanziamenti per il Piano di azione
nazionale per l’infanzia e l’adolescenza.
E’ questa la politica di cui abbiamo bisogno; quella
pulita, quella delle risposte concrete che sappia riaccendere in noi la
capacità di ricominciare a credere nei nostri ideali e nei nostri sogni e la
speranza di un futuro migliore.
E ApI ce la può fare perché è un partito corale,
aperto, moderato, che da importanza alla “base”, che conserva i valori della
buona politica.
Parlando di speranza –come facevo poc’anzi- voglio
concludere citando una frase che mi piace ricordare che dice: “La speranza ha
due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per conoscere la
realtà delle cose, il coraggio per cambiarle!” Appunto…di sdegno direi che in
questi ultimi anni ce n’è stato fin troppo, ne abbiamo visto tutti tantissimo
negli occhi di ognuno di noi…quindi prendiamo per mano anche questo secondo
figlio della speranza, IL CORAGGIO e insieme cerchiamo realmente di cambiare
qualcosa!
Innanzitutto buonasera a tutti e grazie per avermi permesso di essere qui quest’oggi…essendo la più giovane del gruppo e ovviamente quella con meno esperienza in campo lavorativo forse è giusto che io parli delle aspettative che noi giovani abbiamo per il futuro, della voglia che abbiamo di arrivare e della rabbia che invece abbiamo provato -che io stessa ho provato- quando siamo stati additati come “bamboccioni” o facenti parte della NEET generation. Neet, come è stato già detto sta per “Non lavorano, non studiano, non si formano”. In effetti non possiamo negare che buona parte dei giovani di oggi rispecchi purtroppo questo quadro negativo, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio; spesso mi chiedo: perché non si parla mai di quella sana gioventù, di quella gioventù che invece la voglia di maturare, di formarsi e di lavorare ce l’ha ma che viene ostacolata nel suo percorso di crescita?
Proprio in questi giorni abbiamo sentito parlare di proteste universitarie e proprio questa mattina si è tenuto lo sciopero generale contro la riforma Gelmini, è chiaro quindi che viviamo in un’Italia di contraddizioni: si accusano i giovani di non voler studiare e nel frattempo però si tagliano i fondi alla scuola pubblica negando perciò ai giovani meritevoli il diritto allo studio che è un diritto sancito dalla nostra Costituzione! L’articolo 34 infatti recita che: “La scuola è aperta a tutti […]” e che “[…] I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.” Perché dunque tutti questi tagli? Perché meno agevolazioni agli studenti poco abbienti e più fondi invece alla scuola privata?
Piero Calamandrei in un discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950, sosteneva che un governo –qualora volesse formalmente rispettare la Costituzione ma di fatti volesse iniziare ad istaurare un vero e proprio regime- avrebbe un unico e solo modo per farlo: rendere l’istruzione un privilegio per pochi, screditando la scuola pubblica e rifornendo quella privata! Nel suo discorso si legge:“Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. […]L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.” E rendendo l’istruzione un privilegio per pochi eletti automaticamente si “fabbrica ignoranza” e prima ancora di Calamandrei George Orwell in “1984” descrivendo il prototipo del regime totalitario vi collocava come slogan “L’ignoranza è forza”!
E’ più semplice infatti governare un popolo di ignoranti…ed è a questo che arriveremo dal momento che non siamo tutti figli di Scajola o Berlusconi e non tutti possiamo permetterci di pagare le super-tasse delle università private...si metteranno da parte perciò ancora una volta la meritocrazia e le aspirazioni dei giovani! D’altronde già adesso le aspirazioni giovanili vengono bloccate sul nascere: la nostra è una generazione abituata a vivere nella burocrazia delle segreterie universitarie, una generazione fatta di studenti che per essere ammessi alla facoltà che li porterà al mestiere a loro più congeniale devono superare test selettivi dove le domande inerenti ai programmi di studio diminuiscono a vista d’occhio per lasciare il posto invece alle domande di cultura generale, ma per cultura generale oggi si intende conoscere il nome del vincitore dell’ultimo Reality Show e non argomenti di reale spessore!
E se l’istruzione è un capitolo dove purtroppo il bilancio chiude nettamente in negativo non da meno è quello del mondo del lavoro dove la percentuale di studenti laureati che non trovano lavoro entro un anno dal conseguimento della laurea sale sempre più: in un’indagine tenuta da Almalaurea tra il 2007 e il 2008 si nota infatti che tra i laureati triennali la percentuale di disoccupazione è passata dal 16,5 al 22%; tra chi ha conseguito il titolo magistrale il salto è stato dal 14 al 21% e tra gli specialistici a ciclo unico (medici, architetti, veterinari, ecc.) dal 9 al 15%.
Tutti questi giovani che non riescono a trovare lavoro sono considerati “bamboccioni”, così come quei giovani che sono costretti a rifiutare posti di lavoro in aziende lontano da casa perché con uno stipendio di 600 euro al mese non riuscirebbero a mantenersi autonomamente dovendo pagare 400 euro mensili solo per un posto letto in città, o ancora è considerato bamboccione chi –in attesa del “lavoro dei sogni”- accetta di lavorare part-time in un call-center o come baby-sitter per contribuire un po’ alle spese familiari ma senza possibilità alcuna di pensare ad un immediato futuro di autonomia!
Forse questo accade perché a mancare sono soprattutto le risposte della politica: in altri stati d’Europa la politica del Welfare attraverso agevolazioni e sussidi permetterebbe ai giovani di acquistare autonomia, in Italia invece tutto questo non succede!
Quindi concludo ponendomi la stessa domanda che si poneva chi ha scritto un articolo che ho letto pochi giorni fa: chi sono i veri bamboccioni? I Giovani che sono realmente impossibilitati ad allontanarsi dalla famiglia perché non lavorano o perché pur lavorando guadagnano poco o i politici della malapolitica e i pescecani che speculano sul lavoro dei giovani? Chi realmente vive alle spalle di chi?