mercoledì 7 maggio 2014

Il mestiere di vivere - IlNadìr.net

"Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe De Masi. Il primo maggio –giorno della festa dei lavoratori- quest’anno, forse, avrebbe dovuto ricordarsi di loro, della loro storia, della sentenza di qualche giorno fa che riporta alla ribalta il loro caso e scuote nuovamente le coscienze.

Sono i nomi dei sette operai morti a causa del rogo del 6 dicembre 2007 alla ThyssenKrupp, l’acciaieria torinese da allora balzata agli onori della cronaca. Avevano tra i 26 e i 54 anni; Antonio, 36 anni e padre di tre bimbi, è morto quella stessa notte tra le fiamme divampanti che lo avvolgevano senza permettergli di scappare, i suoi amici e colleghi che con lui hanno visto e vissuto quell’inferno sono spirati nelle settimane successive. L’incendio, non il primo nella sede torinese della Thyssen in via Regina Margherita, quella notte fu provocato dalla fuoriuscita di olio bollente che serve per raffreddare i laminati nelle acciaierie. Da subito gli operai –alcuni dei quali presenti in azienda da oltre 12 ore e perciò con straordinari sulle spalle in esubero rispetto alle 4 ore consentite- cercarono di sedare le fiamme con estintori ed acqua ma non fecero altro che peggiorare la situazione: l’acqua infatti, a contatto con l’idrogeno liquido e l’olio refrigerante, finì per alzare un’altissima fiamma che colpì in pieno i lavoratori. All’arrivo dei soccorsi e dei vigili del fuoco la “linea 5”, luogo di lavoro delle vittime, era già distrutta. [...]"


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