Metti un umido pomeriggio di pioggia -di ritorno dalle lezioni-
a casa di amici, metti l'attesa -non ci crederete- di una lezione di tango argentino alla quale la coppia di
amici in questione è arrivata in ritardo per seguire la diretta da Piazza San
Pietro e il risultato è il mio pomeriggio di ieri. Eravamo in tre ipnotizzati
davanti alla fumata bianca in Tv aspettando che il nuovo Pontefice uscisse
sulla balconata di San Pietro...un'emozione forte: non sapere chi è, ma anche
sapere che un Papa c'è -in quell'istante- mi ha resa felice e speranzosa…avevo
i brividi e quasi le lacrime agli occhi e non so spiegarmi nemmeno perchè!
Aspettiamo il nome e il volto del nuovo Papa che arriva in un
momento di strana inquietudine; non dopo la scomparsa di un altro vicario di
Cristo ma sicuramente in un momento storico complesso e particolare che gli
dará tanto lavoro.
Dopo un bel po' di tempo ecco affacciarsi il cardinale Jean-Louis Tauran che
pronuncia il tanto atteso "Habemus
Papam", al nome Bergoglio –lo ammetto- mi sono chiesta chi fosse e
appena saputo che si trattava del Cardinale Argentino ho subito pensato ai miei
parenti a Buenos Aires…chissà come saranno stati felici.
Quando
esce dalla balconata il nostro nuovo Pontefice ha una faccia “normale” e anche
timida…ma è con il primo sorriso che mi convince; il volto di uomo e prete è
diventato in un attimo un dolce volto da Papa. Mi piace che si sia sempre
autodefinito semplicemente Vescovo di Roma,
mi è piaciuto il suo saluto, la sua Buonanotte, il suo “Ci vediamo domani…presto”,
la sola veste bianca con cui ha scelto di affacciarsi alla folla commossa ed
acclamante e il grande legame al culto Mariano che gli ha fatto nominare la
Madonna più volte nel suo discorso ieri sera.
Ha
chiesto la benedizione dei suoi fedeli ed ha pregato per il suo predecessore…pochi
gesti ma tutti perfetti!
Con il nome scelto poi, mi ha completamente conquistata…un po'
perchè dei "Francesco" faccio parte anche io, un po' perché è un nome
particolare, innovativo destinato quindi a restare nella storia come speriamo
resterà nella storia il suo pontificato; ma soprattutto per ció che questo nome
evoca: la semplicitá del Santo di Assisi, lo sposalizio con la povertá,
l'umiltà e la grandezza del Santo d’Italia.
Umiltà
e grandezza che Jorge Mario Bergoglio incarna perfettamente…sorvolando le
polemiche solite e le ricerche di scandalo che dopo qualsiasi elezione
(Pontificia e non…) affollano il web, ho visto oggi immagini bellissime di Papa
Francesco in mezzo alla gente comune, per le strade, negli ospedali, in metro o
sul Tram; ho visto in TV i cittadini argentini commuoversi e con loro mi sono
commossa; ho sentito in poche ore la Chiesa riavvicinarsi al suo ruolo
unificatrice e di portatrice di pace e serenità grazie a quest’uomo venuto da
lontano, “quasi dalla fine del mondo!”
ha detto.
Non so
se il gabbiano posatosi sul comignolo della Cappella Sistina ieri pomeriggio significasse
davvero qualcosa, non sta a me interpretare questi simboli…ma so che stamattina,
mentre in pullman verso l'Universitá scorrevo tra i titoli dei brani sul mio
iPod in cerca de "Il giorno dei
giorni" di Ligabue (ieri era il suo compleanno ma l'elezione del Papa
ha fatto passare questo "evento" in secondo piano), mi sono imbattuta
in una canzone dei Negramaro che si intitola appunto "Il Gabbiano". Non la conoscevo, devo aver copiato l’intera
discografia senza conoscere ogni titolo, ma -vista la fama che questo preciso
volatile ha acquisito proprio ieri- mi è sembrato doveroso ascoltarla. Non una
delle canzoni che preferisco dei Negramaro, sono sincera...il loro penultimo
album ha i toni un po' dark e poco mi appassiona! Ascoltandola di sfuggita,
peró, sono rimasta molto colpita da una frase, dice "[...] grideró dal becco per salvare te da quest’inverno che già
c’è…".
Quel Te l'ho inteso stamattina, alla luce della nuova elezione, come un “te” collettivo che racchiude tutti noi, non solo i fedeli ma l’intera umanità; il gabbiano forse ha rappresentato e rappresenta il Santo padre, giunto ora per "salvarci" guidandoci al di là di quell'inverno che è sempre stato sinonimo di periodi bui e spenti e che oggi vediamo più presente che mai. E magari, proprio grazie a Papa Francesco, d’ora in poi riuscirá a tornare gioiosa e colorata...la primavera!
Quel Te l'ho inteso stamattina, alla luce della nuova elezione, come un “te” collettivo che racchiude tutti noi, non solo i fedeli ma l’intera umanità; il gabbiano forse ha rappresentato e rappresenta il Santo padre, giunto ora per "salvarci" guidandoci al di là di quell'inverno che è sempre stato sinonimo di periodi bui e spenti e che oggi vediamo più presente che mai. E magari, proprio grazie a Papa Francesco, d’ora in poi riuscirá a tornare gioiosa e colorata...la primavera!
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