sabato 13 ottobre 2012

A volte ritornano: "Ligabue e il Viaggio..."

Riapriamo la rubrica -se così si può chiamare- degli "A volte ritornano". Questa volta il post è tratto dal mio percorso per gli esami di stato intitolato "Tutti vogliono viaggiare in prima: da Omero a Ligabue...", questo scritto in particolare è proprio la mia "libera inerpretazione" sul valore del viaggio come matafora della vita nelle canzoni di Liga! 






“Quelli come me si svegliano alle tre 
e dicono che i giorni sono corti 
e poi quelli come me si svegliano a metà 
rimangono coi sogni mezzi aperti 
Avrai ragione te a fare come fai 
a stare con chi vince cambiarti le camice 
sta a vedere che sappiamo già com'è 
ci riposiamo solo dopo morti 
Tutti vogliono viaggiare in prima 
l'hostess che c'ha tutto quel che vuoi 
Tutti quanti con il drink in mano 
sotto come va fuori come va? 
Fuori come va? 
Quelli come me si va finchè ce n'è 
ma è come non venisse mai il momento 
Con quei progetti lì e quei difetti lì 
che ci fanno stare più contenti 
Avrai ragione te a fare come fai 
a startene da furbo nel mondo dei più furbi 
sta a vedere che sappiamo già com'è 
non ci teniamo a togliere il disturbo 
Tutti vogliono viaggiare in prima 
l'hostess che c'ha tutto quel che vuoi 
Tutti quanti con il drink in mano 
sotto come va fuori come va? 
Tutti vogliono viaggiare in prima 
e che il viaggio non finisca mai 
Tutti con il posto finestrino 
sotto come va, fuori come va? 
Fuori come va ,fuori come va? 
Siamo quelli che da quelli come te 
non si fanno mai pagar da bere 
perchè siamo quelli che 
è meglio se lo sai 
con quelli come te son sempre pari 
di qua tutti vogliono viaggiare in prima 
tutti quanti con il drink in mano 
sotto come va,fuori come va? 
Tutti vogliono viaggiare in prima 
Tutti con il posto finestrino 
sotto come va , fuori come va?” 


“Tutti Vogliono viaggiare in prima”, traccia numero due di “Fuori come va?”, settimo su nove album di inediti di Luciano Ligabue, descrive per antonomasia la presenza del viaggio come metafora della vita nelle canzoni del rocker Emiliano. Nato a Correggio il 13 marzo di 50 anni fa (Ora sono 52!!! - ndr), Ligabue non è mai stato il cantautore dalle rime baciate come “Cuore” “Amore”, i suoi testi –molto più complessi- hanno sempre toccato temi esistenziali e spesso si è cimentato nel racconto del “viaggio della vita”. Tutti vogliono viaggiare in prima, per stessa ammissione del cantante/poeta, racconta, attraverso la metafora del viaggio in prima classe, che “ […] a tutti piace la vita confortevole, però esiste anche altro. Si può cedere nell’umana debolezza senza però smarrire mai il valore delle piccole cose… […]”. Un viaggio dove le difficoltà non sono poche quindi, basta non perdersi d’animo; un viaggio inteso, come nei più grandi poeti, come un percorso esistenziale in cui ad essere importante non è tanto la meta ma la strada che si percorre, un viaggio in cui si deve correre sempre seguendo le proprie passioni e le proprie inclinazioni, senza farsi condizionare da fattori esterni o giudizi altrui “Per di qua, comunque vada…sempre sulla mia strada” canta Ligabue in Sulla mia strada (Miss Mondo – 1999) e continuamente la nostra strada incrocia quella di qualcun altro, e a volte quel qualcuno ci accompagna fino ad allineare il suo tragitto con il nostro, come ne L’Amore conta (Nome e cognome – 2005) “Ci si sceglie per farselo un po’ in compagnia questo viaggio in cui non si ripassa dal via”; un viaggio durante il quale spesso ci si smarrisce e si ci pone tante domande, o magari le domande si pongono a qualcuno “lì in alto”. Da questo presupposto nascono “Hai un Momento Dio?” (Buon compleanno Elvis – 1995) e “Tu che conosci il cielo” (Fuori come va? – 2002). Nel primo brano Ligabue cerca quasi un confronto con Dio, senza presunzione o deliri di onnipotenza da star; lui vuole umanizzarlo e renderlo meno terrifico; e tra le tante domande chiede “Almeno dì se il viaggio è unico e se c'è il sole di là” ancora una volta la vita paragonata ad un viaggio che forse è destinato a finire o forse, in forme diverse, continuerà ad esistere. Questa tematica è ripresa fortemente in “Tu che conosci il cielo”, in cui dopo essersi confrontato con la morte di una persona cara, essa diventa il nuovo mediatore nel discorso con Dio; il cantautore sceglie di affidarsi alla fede di qualcuno “che conosce il cielo”, cerca un intermediario certo, sente ancora il bisogno di entrare in contatto con qualcosa di più grande, ma stavolta senza porre troppe domande e senza chiedere risposte definitive, semplicemente constatando che al di sotto del cielo, tra alti e bassi, lui continua il suo viaggio. 

“Tu che conosci il cielo 
saluta Dio per me 
e digli che sto bene 
considerando che... 

Che non conosco il cielo 

però conosco te 
mi va di ringraziare 
puoi farlo tu per me? 

Che intanto sono in viaggio 
digli pure che io sono in viaggio 
non lo so dove vado, ma viaggio […] 
Facendolo il mio viaggio 
cerco il mio pomeriggio di maggio 
non lo so come vado ma viaggio […]”

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